Fiori italiani
"Ho pensato per la prima volta in confuso a questo libro nell'estate del 1944, sdraiato per terra davanti all'imboccatura di una grotta in Valsugana (v. I piccoli maestri, pp.508 ss.), guardando le coste del Grappa lì di fronte. Ero convinto che nel rastrellamento i miei compagni ci avessero rimesso le penne, e avvertivo con una sorta di pigrizia intelligente che questa veniva ad essere la conclusione dell'educazione che avevamo ricevuto: in generale, ma soprattutto in senso stretto, a scuola. Vent'anni dopo raccontando del nostro rastrellamento del 10 giugno e come ne venni fuori, anch'io un po' spennacchiato ma molto vivo, mi ritrovai di nuovo sulla bocca di quella grotta, con gli stessi pensieri, e interrompendo il racconto mi misi a scriverli su una pagina nuova, cominciando: "Che cos'è un'educazione?". Avevo il senso di sapere soltanto il negativo della risposta, che cos'è una diseducazione. Scrissi un centinaio di fogli sul mio schooling, che conservo ancora. Sono appassionati e ignoranti, e anche per questo li tenni fuori dal libro che stavo scrivendo. Ho però continuato a ripensare all'argomento con un senso di decrescente ignoranza, e ora ho deciso di riprovare a svolgerlo. Mi troverò a tirar fuori storie di banchi di scuola, di studentelli, di materie di studio. Sono fiori italiani che nel vaso dove stanno cominciando a morire. Devo trapiantarli."
Prefazione dell'autore, edizione Rizzoli 1976 | |
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